Lo zaino da trekking è forse il componente più importante dell’equipaggiamento di un thru-hiker. Lo zaino ha infatti il compito di contenere tutto l’occorrente per sopravvivere in autonomia per molti giorni e verrà indossato per molte ore al giorno.
Un buono zaino da trekking deve quindi avere queste caratteristiche:
- essere confortevole
- essere robusto
- essere leggero
- essere sufficientemente capiente
- essere versatile
- permettere un trasferimento del carico ottimale
- permettere un facile accesso al suo contenuto
- permettere l’organizzazione del suo contenuto
Confort
Il confort di uno zaino da trekking è dato da tre dei suoi componenti: schienale, spallacci e cintura ventrale.
Lo schienale è la parte dello zaino che, una volta indossato, entra in contatto con la schiena dell’utilizzatore. Per risultare confortevole dovrebbe risultare sufficientemente morbida da adattarsi alle forme della schiena e al contempo sufficientemente rigida da impedire al contenuto dello zaino di urtare l’utilizzatore.
Nei modelli basilari di zaino (tra cui la maggior parte degli zaini DIY, o autofabbricati) lo schienale è un semplice pezzo di tessuto, senza nessuna caratteristica speciale. Il confort di un simile schienale è dato unicamente da come il carico viene distribuito all’interno del vano principale dello zaino: ha infatti il pregio di adattarsi alle forme della schiena dell’utilizzatore, ma il difetto di non opporre alcuna resistenza ad oggetti appuntiti nel vano interno che potrebbero risultare fastidiosi.
Spesso viene riportato che con questi zaini la migliore strategia è quella di compattarli il più possibile, ma questo normalmente si traduce in un aspetto “a botte”, facendoli risultare particolarmente scomodi una volta indossati.
Alcuni di questi zaini privi di uno schienale strutturato prevedono l’uso di un materassino in schiuma tra lo schienale e l’utilizzatore. Il materassino può essere un semplice sitpad dello spessore di pochi centimetri, come negli zaini di Gossamer Gear, fino ad un materassino a lunghezza intera, ovviamente ripiegato, come nello zaino Quidian di 3F UL Gear.
Nel primo caso il padding è ridotto, ma sufficiente a prevenire l’urto della maggior parte degli oggetti contenuti nello zaino, nel secondo caso invece l’elevato spessore può causare uno sbilanciamento del carico all’indietro, per cui si dovrebbe limitare il peso del contenuto dello zaino il più possibile.
Tutte queste tipologie di schienale non offrono alcun tipo di ventilazione. Si tratta di un aspetto da tenere in considerazione se si affrontano trekking in zone climatiche calde.
Zaini un più sofisticati presentano uno schienale preformato, spesso in materiale plastico espanso o con imbottiture in specifici punti. In questo caso lo schienale non è removibile ed è studiato per presentare delle scanalature utili a consentire un minimo di ventilazione.
Tra gli zaini “ultraleggeri” questo tipo di schienale può essere riscontrato in modelli particolarmente noti per il loro confort come il Flex Capacitor di Sierra Designs o il Crown 2 di Granite Gear.
Riscuotono un grande successo invece gli zaini che presentano una retina di separazione tra la schiena e lo schienale. Questo sistema non è affatto complesso: lo schienale è più lungo rispetto a quello di uno zaino tradizionale le estremità corte dello schienale vengono connesse con un supporto con una mesh interna che conferisce allo schienale una curvatura. La schiena dell’utilizzatore entra in contatto solo con la mesh, e vi è quindi un’ottima ventilazione tra la schiena e lo schienale.
Questo sistema in realtà è utile solo in presenza di carichi ridotti. Se il carico trasportato è elevato è più conveniente mantenere lo schienale vicino alla schiena dell’utilizzatore, per una semplice questione di trasferimento del peso. Altrimenti la situazione è identica all’uso del materassino a lunghezza intera del Quidian di 3F UL Gear e si ha uno sbilanciamento all’indietro.
La maggior parte degli zaini ultraleggeri presenta uno schienale a lunghezza fissa, per cui è essenziale ordinare il modello della lunghezza adatta alle nostre dimensioni corporee.
Molti zaini tradizionali invece presentano uno schienale regolabile che consente di adattarlo alle dimensioni dell’utilizzatore. Se a primo acchito questa sembrerebbe la soluzione ideale, in realtà oltre ad aumentare di molto il peso dello stesso zaino, non si considera che al variare della lunghezza dello schienale dovrebbe variare anche l’attaccatura di spallacci e cintura ventrale. È consigliabile quindi puntare su uno zaino con schienale a lunghezza fissa delle dimensioni ideali per la nostra corporatura.
Gli spallacci sono due cinghie parallele che collegano i lati corti dello schienale, consentendo all’utilizzatore di indossare lo zaino. Una volta indossato, ogni spallaccio avvolgerà la spalla dell’utilizzatore permettendo lo scarico del peso dello zaino a livello del muscolo trapezio.
I trapezi sono muscoli relativamente piccoli e sensibili: un carico prolungato può risultare doloroso e portare all’irrigidimento del muscolo con momentanea perdita della sua normale mobilità. È quindi importante capire fin da subito che la funzione dello spallaccio non deve essere quella di scaricare il carico dello zaino sulle spalle dell’utilizzatore, bensì di mantenere in sede lo zaino a livello della schiena minimizzandone le oscillazioni.
Le spalle possono sì contribuire a sostenere il carico ma, come vedremo, questo compito deve riguardare principalmente la struttura del bacino.
Un sistema per ridurre il rischio di irrigidimento muscolare del trapezio è quello di imbottire gli spallacci con un materiale morbido e flessibile. Lo spessore, l’ampiezza e la stessa forma dello spallaccio andranno a incidere enormemente sul confort dell’intero zaino.
Uno zaino, per essere un minimo confortevole, dovrebbe prevedere una cinghia pettorale. Questa cinghia di piccole dimensioni permette di connettere gli spallacci a livello del petto. La sua funzione è quella di stabilizzare ulteriormente lo zaino, evitando che gli spallacci “scivolino” dalla posizione in cui li abbiamo regolati.
È importante inoltre considerare che esistono zaini pensati per le forme femminili, con un’attaccatura degli spallacci più stretta per adattarsi ad una minore ampiezza di spalle e un disegno atto ad evitare fastidiose pressioni a livello del seno.
La cinghia ventrale è probabilmente la parte più importante dello zaino, ed è un vero peccato che sempre più produttori di zaini ultraleggeri vendano modelli privi di questa parte. La cinghia ventrale, come dice il nome, è pensata per avvolgere il ventre dell’utilizzatore, svolgendo le importanti funzioni di stabilizzazione del carico e di trasferimento del peso alle anche. Esistono diversi modelli di cinghia ventrale che differiscono per imbottitura, sistema di allaccio e tensionamento e persino per il punto di collocazione. Infatti troviamo in commercio sia cinghie ventrali pensate per unirsi all’altezza dell’ombelico, sia cinghie pensate per fasciare le anche. Se la prima tipologia è adatta unicamente a stabilizzare lo zaino, la seconda permette un ottimo trasferimento del carico alle anche.
Trasferire il carico alle anche permette di scaricare il peso a livello di distretti scheletrico-muscolari ampi e robusti, in grado di sorreggere carichi elevati anche per lunghi periodi di tempo.
Sicuramente la cintura deve essere ben strutturata e imbottita per evitare che la pressione sulla cresta iliaca non risulti dolorosa.
Il nostro consiglio è di puntare sull’acquisto di uno zaino dotato di una buona cinghia ventrale: peserà un po’ di più rispetto ai modelli che ne sono privi, ma il confort e la capacità di trasporto del carico risulteranno decisamente superiori.
Robustezza
Lo zaino è il componente del proprio equipaggiamento che subisce il maggior numero di abrasioni e urti. È quindi essenziale che sia costituito in materiali robusti e in grado di sopportare numerosi tipi di maltrattamenti.
Oggigiorno è possibile trovare zaini costruiti con materiali che, nonostante siano estremamente leggeri, conferiscono un’ottima resistenza all’abrasione. Il contro è dato dal costo, che raramente risulta inferiore ai 200€. Anche in questo caso è importante non lasciarsi stregare dal peso incredibilmente limitato di certi prodotti, ma accertarsi dello spessore e della resistenza del materiale adoperato.
Un tessuto come il Dyneema è sicuramente incredibile per il suo elevato rapporto resistenza su peso, ma adoperarne uno strato troppo sottile significa andare sicuramente incontro ad un cedimento precoce.
Peso
Il peso dello zaino contribuisce in modo significativo al peso totale del carico trasportato.
Ovviamente questo valore dipende non solo dalla tipologia della cinghia ventrale o degli spallacci, ma anche e soprattutto dalla sua capacità.
Il medesimo modello di zaino venduto in due versioni di capacità differente presenterà un peso finale differente. Generalmente uno stesso modello di zaino presenta un incremento di peso di circa 100 grammi per ogni 15 litri di capacità aggiuntiva nelle diverse versioni.
Un modo utile per comparare zaini differenti è quindi quello di dividere il peso dello zaino (in grammi) per la sua capacità (in litri). Il valore così ottenuto, detto Vp (“variabile di peso”) o Pr (“peso relativo”) può essere usato per capire qual è lo zaino più leggero a parità di capacità.
Più è elevato questo valore e più lo zaino sarà relativamente pesante.
Ovviamente al cambiare della capacità e del peso si ha anche un cambio del tipo di accessori e di materiali che possono essere utilizzati.
Uno zaino da 20 litri può infatti essere prodotto con materiali leggeri e non presentare una cinghia ventrale o degli spallacci particolarmente imbottiti, mentre uno zaino da 80 litri pensato per il trasporto di carichi pesanti dovrà necessariamente avere un frame interno e dovrà essere costituito in un tessuto più robusto, risultando così necessariamente più pesante.
È quindi un parametro utile per comparare zaini con capacità simile e caratteristiche strutturali paragonabili.
Capacità
Una cosa che tendiamo spesso a ricordare è che lo zaino dovrebbe essere l’ultimo componente del proprio equipaggiamento ad essere acquistato.
Non ha alcun senso comprare uno zaino minimale se non riusciamo a farci stare tutto l’occorrente per più giorni di trekking!
Uno zaino ultraleggero ha infatti motivo di esistere solo se il resto dell’equipaggiamento è già stato alleggerito e miniaturizzato. Un quilt tenderà a pesare e ad occupare un volume minore rispetto ad un sacco a pelo con rating di confort similare, come anche un materassino gonfiabile isolante di ultima generazione risulterà più leggero e compatto rispetto ad un autogonfiante di qualche anno fa.
È inoltre opportuno considerare che in trekking (non invernali) in totale autonomia di più giorni la maggior parte del peso e dell’ingombro sarà data dai viveri.
Vogliamo inoltre ricordare che l’intero equipaggiamento dovrebbe essere contenuto all’interno dello zaino, lasciando le ampie tasche e reti frontali solo per immagazzinarvi temporaneamente giacche o altro materiale/vestiario leggero e/o bagnato.
Mettere infatti materiale pesante della tasca frontale di uno zaino implica uno sbilanciamento all’indietro del carico dello zaino che causerà un crescente affaticamento nell’utilizzatore.
Oggetti molto ingombranti come materassini in schiuma, tenda o ciaspole, dovrebbero infatti essere assicurati solo sull’asse verticale (al di sopra o al di sotto) o ai lati dello zaino.
Non possiamo quindi dire che uno zaino da 40 litri va bene per trekking da 2 giorni mentre uno da 60 va bene per quelli di una settimana: dipenderà tutto dalla tipologia di equipaggiamento trasportato e dall’autonomia in senso di viveri e acqua richiesta.
Versatilità
La versatilità di uno zaino è la sua capacità di risultare confortevole in differenti condizioni di carico trasportato. Questo implica sia la possibilità di assicurare agevolmente allo zaino materiale ingombrante accessorio (sci, snowboard, piccozze, corde, bastoncini da trekking, etc.), sia la possibilità di modificare il volume dello zaino riducendone o aumentandone la capacità.
Per venire incontro a queste esigenze la maggior parte dei produttori inserisce sui loro zaini cinghie di compressione laterali e frontali, fettucce, cordini elastici e a strozzo, oltre che a passanti e ganci ideati per assicurare specifiche tipologie di materiale.
Tutto questo ovviamente contribuisce ad aumentare il peso dello zaino e anche la difficoltà di fruizione da parte dell’utente poco esperto.
Per quanto ci riguarda riteniamo che la possibilità di assicurare all’esterno dello zaino materiale ingombrante sia importante e non dovrebbe essere tralasciata durante la scelta per l’acquisto. Allo stesso tempo riteniamo che sia ancora più importante un buon sistema di compressione della camera interna. La possibilità di usare uno zaino con diverse quantità e volumi di carico lo rende estremamente funzionale, specialmente nei trekking sulle lunghe distanze.
Uno zaino mezzo-vuoto in cui il carico oscilla al suo interno risulterà infatti scomodo anche se il peso trasportato è limitato. Le cinghie di compressione dovrebbero permettere il restringimento uniforme della camera interna, immobilizzando così il carico.
Da questo punto di vista risulta imbattibile il Flex Capacitor di Sierra Designs.
Trasferimento del carico
La funzione primaria di uno zaino è permettere il trasporto di molteplici oggetti in modo il più possibile confortevole. All’aumentare del peso e dell’ingombro di quegli oggetti è essenziale che lo zaino faciliti il trasferimento del peso ai distretti muscolari-scheletrici più ampi e robusti del nostro corpo.
Il trasferimento del carico è mediato da tre componenti dello zaino: il frame, la cinghia ventrale e i load-lifters.
Della cinghia ventrale e della sua utilità abbiamo già parlato precedentemente, ma la funzione di trasferimento del carico della cinghia ventrale risulta enormemente compromessa in assenza di un frame.
Il “frame” (parole inglese) è fondamentalmente un apparato che conferisce rigidità allo schienale dello zaino.
I materassini in schiuma descritti come copri-schienale di diversi zaini ultraleggeri fungono come una sorta di rudimentale frame. Uno zaino privo di frame, se posato a terra tenderà ad afflosciarsi, mentre in presenza del frame manterrà lo schienale in tensione.
Di frame ce ne sono di tantissimi tipi ma i più comuni sono costituiti da una paleria più o meno complessa in alluminio: possono essere due paletti paralleli fissati internamente allo schienale o una struttura più articolata e modellata per meglio adattarsi alla schiena dell’utilizzatore.
Scopo del frame è di trasferire efficientemente il carico alla cintura ventrale. In assenza del frame il carico tenderebbe infatti a cadere maggiormente verso il sedere o comunque in senso antero-posteriore con conseguente sbilanciamento.
Il frame aumenta non di poco il peso di uno zaino e per venire incontro a questo problema molti produttori stanno sviluppando frame con materiali plastici (pannelli al posto di paleria) o in fibra di carbonio.
Secondo la nostra esperienza un frame un minimo strutturato risulta essenziale in presenza di carichi superiori agli 8 chilogrammi, mentre al di sotto il vantaggio della sua presenza non è così significativo.
Ancora una volta quindi la scelta dello zaino deve essere subordinata al resto dell’equipaggiamento e al tipo di avventure a cui andremo incontro.
I load-lifters sono invece delle semplice fettucce regolabili in grado di flettere lo schienale dello zaino spostando leggermente il carico in avanti. Aumentare la tensione dei load-lifters permette di scaricare maggiormente il peso dello zaino sull’asse verticale dell’utilizzatore. In questo modo si ha una sensazione di alleggerimento del carico ma un aumento del peso scaricato sulle spalle. Il consiglio è quindi di non tensionare troppo i load-lifters, ma di utilizzarli solamente come un ulteriore elemento di stabilizzazione dello zaino.
Accessibilità e organizzazione
Un problema comune a molti zaini di grande litraggio è che risulta complesso prendere un oggetto riposto al suo centro senza dover togliere tutto quello che gli sta sopra.
Alcuni zaini presentano accessi laterali o sul fondo per eliminare questo problema ma questo va ad aumentare il peso totale dello zaino.
La presenza di numerose tasche aumenta la facilità con cui possiamo accedere a specifici contenuti e incrementa la possibilità di organizzare in modo coerente il nostro equipaggiamento. Il contraltare è che tutte queste tasche concorrono ad aumentare il peso complessivo dello zaino.
L’escursionista esperto è in grado di stivare l’equipaggiamento all’interno del vano principale dello zaino in modo pratico, razionale e funzionale: le cose necessarie o utili durante il cammino si troveranno vicino all’apertura, quelle da utilizzare al campo sul fondo. Ovviamente il riparo dovrà sempre essere facilmente accessibile: consigliamo di assicurare la tenda all’esterno dello zaino (sopra o sotto), mai sul fondo del vano centrale.
Uno zaino, per essere pratico, dovrebbe avere delle ampie tasche sulla cintura ventrale, tasche laterali a libero accesso per stivare le riserve d’acqua e almeno una tasca interna per riporre documenti, il portafoglio o altro materiale di piccole dimensioni che non vogliamo sia facilmente raggiungibile.